top of page

La fontana dell'aquila


Era notte e dalla piccola finestra della cella, al terzo piano della Torre Civica, il condannato riusciva a malapena a vedere che cosa stava accadendo nella grande piazza sottostante. Dai rumori e dalle grida, però, intuiva che le guardie erano impegnate ad allestire il palco per l’esecuzione capitale. Per la sua esecuzione! Proprio quel giorno era stato condannato a morte mediante decapitazione per aver ucciso sua moglie: una donna graziosa e perbene, ma con una linguaccia lunga come quella del Diavolo! E l’uomo, dopo aver tanto pazientato, un giorno aveva perso il controllo e il lume della ragione: stava tagliando la legna davanti a casa, su a Sardagna, e fu proprio l’accetta affilata a trasformarsi in arma mortale! Perchè l’aveva uccisa? Lui le voleva bene, l’aveva sposata con la speranza di mettere al mondo tanti bambini, che invece non erano venuti, e il cuore della donna, purtroppo, s’era inaridito. “Ma perchè te ne vai sempre all’osteria?” ... “Mi vuoi dire dove sei stato stanotte?” ... “Ma dove te ne vai, con quel piatto di polenta sotto al mantello? A chi lo porti?”. Già: la causa di tutte le loro incomprensioni era un’aquila! L’uomo che cercava ogni motivo per restarsene lontano da casa, aveva stretto amicizia proprio con un’aquila: assieme a lei giocava sui prati del Bondone, le parlava e le confidava tutti i suoi problemi, sicuro di essere almeno ascoltato, se non proprio capito. E quella polenta era appunto per lei, per la sua amica aquila. Còlto da rabbia improvvisa, quel giorno aveva gettato il piatto contro la parete della cucina, era uscito sbattendo la porta e per sfogarsi s’era messo a tagliar legna... “Per l’orrendo delitto di cui ti sei macchiato, noi ti condanniamo a morte per decapitazione. La sentenza verrà eseguita domattina all’alba...Che Dio abbia pietà della tua anima!”. Così aveva detto il giudice. Invano l’uomo aveva cercato di discolparsi. Aveva mentito, anche: “Sono rientrato in casa e ho trovato la mia povera moglie in un bagno di sangue..Forse sarà stato qualche brigante, non so...”. Ma erano intervenuti in giudizio i suoi compaesani di Sardagna e l’ago della bilancia era precipitato dall’altra parte: “Oh, sapeste signor giudice, quante volte abbiamo sentito i due litigare e spesso abbiamo visto la donna scappare di casa urlando per sfuggire alle bastonate del marito...”. “Beh, non è andata proprio così - s’era difeso il condannato. - Si, certo, qualche volta mi sono proprio arrabbiato..avrò anche alzato la mano, ma non l’ho mai fatta fuggire di casa!”. Comunque, tutte le scuse e le bugie si rivelarono inutili: l’uomo ascoltò in silenzio la sentenza e seguì docilmente le guardie che lo ricondussero in cella. Il mattino dopo tutta Trento e il condannato si diedero appuntamento in piazza per assistere all’esecuzione. Non capitava spesso che un condannato fosse decapitato all’ombra della grande cattedrale e tutte quelle anime semplice non si lasciarono sfuggire l’occasione per festeggiare la morte d’un peccatore. L’uomo venne spinto fuori dalla cella: ricevette una sbrigativa benedizione da un frate e il boia lo accompagnò all’aperto. La piccola processione venne acconta da un’ovazione di rabbia, di derisione, di insulti, che il condannato ascoltò in silenzio e con gli occhi chini. Erano i suoi ultimi passi su questa terra... i suoi ultimi respiri... le ultime cose che avrebbe visto erano i tetti delle case, gli affreschi dei palazzi e quella moltitudine di gente che urlava, imprecava e gli sputava addosso... Tutto per colpa di un’aquila! Venne letta la sentenza, impartita una seconda benedizione e chiesto il silenzio. Il condannato fu fatto inginocchiare davanti al ceppo, gli venne strappata la camicia, la testa fu appoggiata sul piano di legno e... Proprio in quell’istante cento, mille occhi si alzarono a guardare il cielo: un’enorme e maestosa aquila stava scendendo in volo dalle balze di Sardagna e si mise a volare in tondo sulla piazza. L’uomo approfittò di quell’attimo di incertezza, si alzò in piedi e urlò: - Io sono innocente! E’ stata quell’aquila a uccidere mia moglie.. è stata lei, ne sono sicuro! - E puoi provarlo? - chiese con voce impassibile e fredda il giudice. - No, non ho alcuna prova, ma se ho detto una bugia, che quell’aquila maledetta diventi di pietra! E così avvenne: la regina dei rapaci perse quota, come se si fosse improvvisamente e misteriosamenteappesantita. Piombò sulla folla terrorizzata e andò a cadere proprio ai piedi del palazzo affrescato difronte al patibolo. E rimase li, muta e immobile, con le ali rigide e con il collo stranamente ricurvo da unlato, pietrificata.Tutti gli sguardi allora tornarono sul condannato, che aveva assistito all’incredibile scena impallidendomortalmente. Venne afferrato dal boia, rimesso sul ceppo e la mannaia fece il suo triste lavoro!La povera aquila innocente la possiamo ancor oggi ammirare a ornamento di una fontanella che iTrentini eressero in piazza del Duomo, nel punto esatto in cui il povero animale era precipitato dal cielo.


bottom of page