Sul terrazzo alpestre di Sardagna, che sovrasta la piana di Trento, c’era una volta una casupola abitata da un pastore, da sua moglie e da un bambino di poco piu’ d’un anno. Era una famigliola felice, quella: il piccolo gregge di pecore, che l’uomo ogni mattina portava al pascolo sui prati del monte Bondone, dava il necessario per vivere, mentre nell’orticello dietro casa cresceva rigogliosa ogni sorta di verdura. La vita, insomma, per quelle tre anime semplici e allegre, si presentava ricca di gioie e di soddisfazioni, se... Eh già, in ogni storia c’è sempre un triste “se”. Successe un giorno di piena estate. Il pastore, come ogni mattina, aveva liberato il gregge dall’ovile e dopo aver salutato la moglie e baciato il piccolo, in compagnia del suo cane s’era diretto su per la montagna, battendo un sentiero nuovo. Purtroppo una delle pecore, improvvisamente imbizzarrita per chissà quale motivo, cominciò dapprima a scalciare, poi a correre qui e là e infine sparì alla vista del padrone. L’uomo lasciò le altre pecore alla guida del cane e corse sulle tracce della fuggiasca. La cercò dappertutto, frugando in ogni piccola selva e controllando dietro a tutti i muretti. Finalmente, sul far della sera, gli parve di vedere la pecorella seminascosta da un cespuglio di noccioli: fece un passo indietro per guardare meglio, dimenticandosi però di essere su uno spuntone roccioso... Era già notte, quando il cane ricondusse il gregge all’ovile. La donna, spaventata non vedendo arrivare suo marito, prese il figlioletto in braccio e si mise a cercarlo fin dopo l’alba. Il sole era già alto in cielo, quando la poveretta giunse su quel maledetto spuntone di roccia: intuendo quasi la tragedia, si sporse appena e guardò... il suo uomo era laggiu’, un centinaio di metri piu’ in basso, e stava abbracciando la terra che lo aveva accolto dopo l’ultimo volo. Pianse, la donna, pianse talmente a lungo, che le sue lacrime prima formarono un ruscello, poi un torrente che, cadendo al di là dello spuntone, diede vita a una spumeggiante cascata, che ancora oggi possiamo ammirare alzando gli occhi da Trento verso Sardagna.
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El neò del Cuco de Boscura
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